Il Tempio del Placemaking: un framework per connettere persone e luoghi
Un modello organico e attento alle specificità del contesto italiano
Lo spazio pubblico è il luogo dove prende forma la nostra identità collettiva. Durante il lockdown, le immagini delle piazze vuote ci hanno mostrato con forza quanto lo spazio urbano sia composto da due dimensioni strettamente legate: quella fisica, concreta, architettonica, e quella simbolica, fatta di significati, memorie e relazioni condivise.
Oggi siamo di fronte alla sfida di progettare interventi capaci di tenere insieme questi due aspetti, per rafforzare il legame tra persone e luoghi. Un equilibrio spesso trascurato, in nome della tecnica o dell’estetica fine a sé stessa.
Il placemaking offre strumenti utili per affrontare questa sfida, ma richiede un adattamento al contesto italiano, con la sua ricchezza storica e le sue specificità culturali e sociali. Non basta importare modelli nati altrove: serve un approccio costruito su misura, che dialoghi con la nostra cultura amministrativa e con le pratiche concrete del governo locale.
Partendo dalla mia esperienza ho ideato un modello che mira a connettere persone e luoghi in modo autentico e duraturo, attraverso un approccio olistico e circolare, capace di includere tutti gli elementi e i punti di vista necessari. Per raccontarlo, ho scelto la metafora del Tempio, un’immagine architettonica che racchiude in sé l’equilibrio tra struttura e significato.
Le fondamenta costituiscono il contesto fisico, la materialità del luogo, la qualità architettonica e ambientale dello spazio.
Il timpano rappresenta le persone che abitano e vivono lo spazio, con i loro bisogni, valori e memorie collettive.
Le colonne sono i quattro pilastri metodologici che connettono la dimensione fisica a quella umana.
Il fregio simboleggia la comunicazione, elemento trasversale che unifica e dà senso all'insieme.
Questa struttura esprime un sistema interconnesso dove ogni elemento sostiene e rafforza gli altri. La stabilità del tempio dipende dall'equilibrio tra tutte le sue parti, così come il successo di un intervento di placemaking dipende dall'armonia tra i suoi elementi costitutivi.
Le fondamenta: il contesto fisico
Le fondamenta del tempio rappresentano la dimensione tangibile dello spazio, il suo "hardware". Queste riguardano i requisiti tecnici e la qualità del contesto fisico, che influiscono in modo profondo sull’esperienza umana.
La salubrità e il benessere ambientale
L'ambiente naturale, la biodiversità e microclima
L'uso di materiali sostenibili e risorse durevoli
Arredo e strutture: sedute e attrezzature per lo spazio pubblico
Estetica e identità visiva
Un placemaking efficace inizia da azioni che migliorano il contesto fisico, ma non si esaurisce in esso.
Il timpano: le persone al centro
Al vertice del tempio troviamo le persone, non come categoria astratta ma nei loro aspetti con interessi e obiettivi concreti. Per rendere significativi gli spazi per le persone occorre identificare i gruppi di stakeholder e comprenderne i bisogni specifici. La piramide di Maslow è uno strumento utile per cogliere i diversi livelli di esigenze da considerare:
I bisogni fisiologici e di sicurezza di base
Il bisogno di appartenenza e affiliazione sociale
I bisogni di autorealizzazione e espressione personale
L'analisi di queste esigenze risponde ad un atteggiamento umanista che riconosce la centralità dell'esperienza umana nella creazione di luoghi significativi.
Le colonne: i quattro pilastri metodologici
Prima colonna: la Mixité
La mixité affonda le sue radici nell’urbanistica e supera il concetto di compresenza funzionale. Gli spazi devono essere progettati in modo da adattarsi facilmente a diversi usi e trasformazioni nel tempo, rispondendo a bisogni e funzioni mutevoli e quindi include:
La diversità degli usi e delle funzioni
La variabilità temporale (quotidiana, settimanale, stagionale)
La definizione di servizi e risposte alle interazioni ed alle esigenze umane
Come osservava Jane Jacobs, "le città hanno il potere di fornire qualcosa per tutti, solo perché, e solo quando, sono create da tutti". La mixité è la manifestazione concreta di questa creazione collettiva.
Seconda colonna: l'Accessibilità
Partendo dall'evidenza che uno spazio, per essere vissuto, deve innanzitutto essere raggiungibile, è fondamentale riconoscere che l’accessibilità non si limita alla dimensione fisica, ma rappresenta un concetto multidimensionale:
Integrazione fluida con la rete urbana circostante
Accessibilità fisica attraverso diverse modalità di trasporto
Accessibilità sociale ed economica
Accessibilità culturale e linguistica
Terza colonna: gli Eventi e le Attività
Gli eventi trasformano lo spazio in un palcoscenico di vita collettiva:
Creano rituali comunitari che rafforzano l'identità locale
Attivano usi differenziati dello spazio nel tempo
Favoriscono l'appropriazione dello spazio da parte delle persone
Costruiscono narrazioni condivise che arricchiscono il senso del luogo
Un luogo privo di eventi è come un teatro senza rappresentazioni: una cornice vuota in attesa di contenuto.
Quarta colonna: la Governance
La governance definisce come le decisioni vengono prese e le responsabilità distribuite:
Prevede forme di collaborazione tra pubblico, privato e comunità
Stabilisce meccanismi di gestione e organizzazione
Garantisce la sostenibilità nel tempo degli interventi
Il Fregio: la Comunicazione come elemento unificante
Il fregio del tempio rappresenta la comunicazione, elemento che dà continuità e coerenza all'insieme:
Racconta la storia e l'identità del luogo
Supera stereotipi e bias sulla percezione degli spazi
Documenta visivamente la dimensione simbolica dello spazio
Costruisce ponti tra i diversi attori coinvolti
La comunicazione è parte integrante del processo di placemaking, essenziale per "mettere in comune" valori e significati.
La circolarità del processo
Il framework del tempio propone un processo circolare, che ricerca un equilibrio dinamico in cui:
le risorse – persone, idee, fondi, competenze – vengono costantemente rimesse in circolo
gli strumenti operativi si rafforzano a vicenda, generando effetti moltiplicatori
la valutazione dei risultati alimenta in modo continuo il processo, contribuendo a orientare le scelte
l’apprendimento si traduce in cambiamento culturale e adattamento strategico, permettendo di far evolvere nel tempo le persone coinvolte e integrare nuove conoscenze, pratiche e relazioni nel processo
Questa circolarità rispecchia la natura dinamica dei luoghi, che non sono mai "completati" ma sono in continua evoluzione.
La forza di questo modello risiede nella sua capacità di unire elementi tangibili e intangibili, tecnici e simbolici, in un sistema coerente. Il framework del Tempio quindi rappresenta un approccio integrato agli spazi che rispetta la complessità degli spazi e, soprattutto, supera i limiti culturali del contesto italiano. La sfida per i progettisti, gli amministratori e le comunità consiste nell'adottare questa visione olistica, superando gli approcci settoriali che spesso limitano la nostra prassi.
Il Tempio del Placemaking offre una guida utile per orientarsi e riflettere con maggiore consapevolezza sulla qualità dello spazio pubblico, sulla vita urbana e, infine, sullo sviluppo futuro delle nostre città.